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Buongiorno a tutti!
Anche se sono ancora in Giappone, ho voluto condividere con voi qualche riflessione su cosa voglia dire organizzarsi per il viaggio: cosa mettere in valigia, che cosa non dimenticare per il volo, come dividere bagaglio a mano dai bagagli più ingombranti… Ma soprattutto, come cerco di organizzare la mia assenza: ho un bimbo piccolo, e partire vuol dire anche lasciarlo con l’organizzazione più organizzata possibile 🙂
E poi, come cerco di organizzare gli altri lavori mentre sono via dall’Italia per 15 o 20 giorni…

I giorni pre-partenza

Dal punto di vista pratico, i 3 giorni prima della partenza sono l’inferno. Le valigie, i documenti, le liste, il figlio: tutto si accavalla e rende quelle 72 ore un turbine di cose da fare. Quindi, per sopravvivenza psicologica, ho iniziato ad avere una serie di passi ben chiari che compio prima di partire.

Primo tra tutti, il beneamato passaporto. L’ho detto anche in altri momenti, avere sotto mano il passaporto diventa l’esigenza numero uno. Lo metto bene in vista, lo guardo più volte al giorno per essere sicura che è sempre lì. Poi, il giorno prima, lo metto nel bagaglio a mano. Ormai, ho capito chiaramente che tra aerei, aeroporti e alberghi, quello è il documento che più uso durante il viaggio: deve quindi essere al sicuro ma anche comodo da prendere al bisogno. Le varie zip dello zaino che funge da bagaglio a mano fanno quindi al caso mio.

Poi iniziano le danze.

Uno o due giorni prima della partenza – molto più spesso la sera prima – inizio a scrivere vari elenchi puntati (tra cose da portarmi via e cose da fare): sono di solito tre o quattro liste che spunto mano a mano che completo le numerose imprese. Non sono particolarmente ansiosa ma sono smemorata e avere le liste mi permette maggiore tranquillità perché scarico tutte le riflessioni su un pezzo di carta.

Di solito le liste sono:

  • abbigliamento e intimo: cerco di viaggiare molto leggera, soprattutto quando parto per lavoro, e non amo avere troppi cambi e troppi vestiti che finirei per non mettere. L’importante è avere intimo e calze a pioggia, e avere le alternative per gli sbalzi di clima (viaggiando spesso in primavera e autunno, giacchette e piumini leggeri sono la salvezza). Banalmente, in questo preciso momento a Shirakawa go nevica (anche se è primavera inoltrata) e per mia fortuna mi ero impacchettata una giacca di lana. In media, nella mia valigia non c’è spazio per abiti vezzosi ed eleganti, e tutto si riduce ad abbigliamento sportivo e jeans. Si cammina a lungo, per molte ore al giorno, e l’essenziale è essere comoda.
  • medicine: di nuovo, non perché io sia particolarmente ansiosa ma per i motivi che vi ho raccontato altrove è più comodo avere a disposizione alcuni medicinale basi italiani (a cui il nostro corpo è abituato e sappiamo siano efficaci per noi personalmente), come un antidolorifico, un antipiretico e un antibiotico.
  • beauty essenziale: detergente viso e creme per il viso (ho una certa età, e la pelle va curata), creme solari sempre e comunque anche nei giorni di pioggia, e tutto ciò che serve all’igiene personale.
  • materiale informatico e tecnologico: telefono. caricatore, computer, caricatore del computer, memorie esterne, a volte la videocamera, Kobo e altri libri a cui si aggiunge (qui in Giappone) il wi-fi
  • documenti: la lista forse più importante. Passaporto, prenotazioni varie (anche in formato digitale) JR Pass, assicurazioni, i biglietti dell’aereo (I BIGLIETTI).

Il bagaglio a mano

Non sottovalutate mai il valore di un bagaglio a mano ben organizzato. Per me, deve essere essere snello, che mi lasci le mani libere (quindi non un trolley), e che non mi distrugga inutilmente la schiena. Sarà qui che metterò tutti i documenti importanti (e ovviamente il passaporto e i biglietti), una parte dei soldi (poi parleremo anche di questo, un giorno) perché tendo a dividerli in vari bagagli così da ridurre il trauma in caso di smarrimento di una valigia.

Nel bagaglio a mano poi infilo sempre un libro (magari non Guerra e Pace, più spesso un’ebook); e finisce il computer. Nel 2008 ho avuto un’esperienza infame: per problemi di peso ho dovuto spostare il portatile nel bagaglio in stiva, e mi è arrivato a casa con lo schermo in frantumi, irrecuperabile. Quindi, il computer non può che risiedere sempre (SEMPRE) nel bagaglio a mano. Verrà tirato fuori solo negli alberghi, per permettere più leggerezza sulle spalle, ma nei singoli spostamenti, la sua casa è sempre sulle mie spalle.

Inoltre, nel bagaglio a mano trovano posto i medicinali di base, e i vitali antistaminici. Bisogna sempre verificare, in caso di medicinali liquidi, che siano accettati dalle norme aeroportuali ed eventualmente viaggiare con l’impegnativa, ma personalmente mi sento più sicura ad averli a portata.

Nello zaino infine infilo sempre un cambio intimo e un eventuale paio di calze extra, lo spazzolino e quelle minime necessità (spesso già in formato viaggio) che possono aiutarvi in caso di smarrimento o ritardo bagagli.

Organizzare chi resta a casa

Oltre alle to-do list e ai bagagli a mano, resta da pianificare l’organizzazione casalinga. Con un bimbo piccolo, quando parto per due settimane devo assicurarsi che anche la sua organizzazione sia a posto. Esiste un papà che sa fare il suo lavoro, esistono nonne attive ed esiste un asilo, ma rimane la necessità di coordinare tutte queste persone (oltre alla babysitter) anche in caso di imprevisti (febbre, asilo in sciopero, ecc).

Un giorno, parleremo meglio della pressione che viene buttata sulle madri, come se i padri fossero degli incapaci che non sanno tenere in vita un figlio. Ma non è questo il giorno.

Perché comunque, mentre sto andando dall’altra parte del mondo in un paese che adoro, non riesco a ignorare il senso di colpa, e pensare all’organizzazione è un modo per sentirmi comunque presente nella vita di mio figlio.

Inoltre, volendo sentire il pupo con regolarità (onde evitare traumi per lui e per me) bisogna anche organizzare le telefonate, tenendo conto di fuso orario e di asilo. Svegliarsi prima, chiamarlo in pausa pranzo, insomma trovare una quadra (con gli adulti che lo circondano) per ricordargli che mamma torna sempre.

Infine, l’organizzazione della libreria e di Inari nel suo complesso. Le cose in quest’ambito evolvono in fretta, e sto imparando a delegare molto, ma in ogni caso la libreria non può stare chiusa, bisogna fare in modo che le email vengano lette e i clienti ricevano risposta, e bisogna gestire gli ordini.

L’organizzazione che riguarda l’Italia è senza dubbio la più stancante e impegnativa. Ma si fa, per andare in Giappone e farlo nel modo più sereno possibile. Per poter tornare in questo posto con regolarità, e magari un giorno farlo senza sensi di colpa