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Buongiorno a voi, e ben tornati nella tana della Volpe! Oggi torniamo di nuovo parlare di viaggio, ma guardando l’avventura da un punto di vista diverso: dove NON andare per un primo viaggio in Giappone?

Attraverso la mia esperienza di viaggio – in solitaria e con altri viaggiatori al seguito – nel corso degli anni ho avuto modo di valutare con attenzione alcune costanti dei tour organizzati: in media, direi che lo scopo principale è (giustamente) quello di far vedere il più possibile nel meno tempo possibile.

Soprattutto per persone che poi difficilmente torneranno: andare in Giappone è dispendioso (anche se molto meno di un tempo) e richiede una discreta quantità di tempo, quindi ragionevolmente non tutti vorranno per forza ripetere l’esperienza.

Il problema (inevitabile) di questi itinerari è che spesso si tratta di percorsi molto stancanti – sia mentalmente che fisicamente – con tappe scandite in maniera molto rigida. I viaggiatori non hanno praticamente tempo di abituarsi a una città, un panorama, un’atmosfera, che è già ora di ripartire.

Lo ripeto: è inevitabile che questi viaggi si strutturino spesso così, perché altrimenti diventerebbero forse troppo inavvicinabili. Però. Però il prezzo da pagare è che spesso si fatica a comprendere il luogo in cui ci si sta muovendo, presi dalla stanchezza, dallo spaesamento e dalla frenesia dei giorni.

Per questo, pur con le lacrime agli occhi, sono arrivata alla conclusione che si possa ipotizzare un viaggio in cui si sacrificano certe mete, per valorizzare l’esperienza, e vivere con più piacere e attenzione il cammino – seppure fugace.

Partiamo allora con le mete che – pur a malincuore – si potrebbero sacrificare in un primo viaggio in Giappone.

Iniziamo con il botto, e con una zona che in molti amano (sento già le vostre urla di sdegno e dissenso): parlo delle Alpi giapponesi. E subito mi tocca mettere le mani avanti: Takayama, Kanazawa e gShirakawa-o (le mete tipiche di questa zona) sono luoghi bellissimi, che emanano tradizione e fascino. Io stessa le ho apprezzate, e negli anni ho scoperto alcune zone davvero interessanti e per nulla scontate. Ve ne ho anche parlato più volte, e ancora lo farò.

Eppure, questi luoghi sono molto distanti dal Giappone che si srotola sulla linea Tokyo – Kyoto: questo vuol dire che per arrivarci si perdono giorni di viaggio, le si visita velocemente (troppo), per assaggiare qualche piatto tipico e vedere la meraviglia di quei tetti spioventi, e poi si torna sulla “strada principale”.

Il risultato – a mio avviso – è che non si riesce ad apprezzare davvero la particolarità di queste aree, le loro specificità culturali e la loro vita più autentica. Si va in questi luoghi perché profumano di Giappone antico, perduto, tradizionale: un profumo che si perde nella fretta, e che forse è sovraccarico ormai di sguardi stranieri.

Eppure non sono gli unici luoghi che ancora nascondono angoli più “vintage”. Si può sperimentare atmosfere affini anche in aree più vicine a Kyoto, o nelle prefetture che confinano con Tokyo. Sono zone meno famose, meno pubblicizzate, ma in molti casi piene di sorprese.

Continuo poi con un’altra zona a me molto cara, che ho visto ormai innumerevoli volte e che ho amato dal primo incontro: Hiroshima e l’isola di Miyajima. Anche questa è una scelta difficile, perché questo luogo ha una valenza storica incredibile, che segna tutti coloro che vi arrivano. Ma la sua collocazione geografica (nella parte sud-occidentale dello Honshu) comporta di nuovo uno spostamento lunghissimo, che obbliga ad accorciare i tempi di permanenza in città, e che preclude quindi una comprensione più sfaccettata della sua storia e del suo presente. Le ventiquattr’ore o poco più che si passano da queste parti servono a malapena a visitare il Museo della Pace, e a fare una passeggiata pomeridiana all’Itsukushima Jinja, con il suo torii galleggiante.

Sono posti intensi, immensi, potenti. Ma la scarsità di spazio e tempo a loro dedicato li riduce a spunte su una to-do list, in cui (di nuovo) non si può cogliere appieno la loro importanza storica, culturale, religiosa.

Penultimo luogo da non includere in un primo viaggio: Himeji e il suo castello. Non sono appassionata di castelli giapponesi, va detto, e quindi in questo caso potrei anche essere un po’ di parte, ma Himeji (per quanto bello) non è un luogo che mi ha particolarmente impressionato. Forse la calca di turisti (locali e stranieri) era tale che non mi sono davvero sentita a mio agio, oppure il vuoto interno del castello ha fatto uno strano effetti a chi (come me) è abituata a muoversi in dimore antiche con tanto di arredamenti d’epoca e di ricostruzioni interne.

Himeji non ha tutto questo. Si tratta certamente di un castello bellissimo, imponente, con un parco maestoso e una vista bellissima: ma con tutti i castelli che si possono trovare ancora ora nelle grandi città che visiterete, mi risulta davvero difficile tenerlo come must in un primo viaggio. Senza contare che se vi ci trovate nel periodo sbagliato, rischiate di rimanere immobili in coda per un’ora prima di poter anche solo accedere all’interno della prima cinta di mura. Cosa che – in uno dei viaggi – ci è quasi costata la coincidenza con lo shinkansen.

Infine, non un posto sconsigliato, ma una location da valutare attentamente e incastrare con cura con le altre tappe del viaggio: Nikko.

Nikko è un luogo magico. Qualcosa di unico in tutto il Giappone, con delle costruzioni templari che non vedrete da nessun’altra parte. Con dei così colori brillanti e variegati che raramente si associano ai luoghi di culto nipponici. A Nikko tornerei in ogni viaggio.

Però è a due ore di autobus da Tokyo: andare a Nikko vuol dire sacrificare un giorno nella capitale. Potrebbe non interessarvi, ed è legittimo. Ma bisogna tener presente che Tokyo è una città che non si fa comprendere in pochi giorni, e quindi forse andrebbe metabolizzata con pazienza, con qualche visita in più, con qualche camminata in libertà alla scoperta di angoli nascosti.

Insomma, su Nikko non ho soluzioni né assoluti. Talmente unica che la consiglierei, ma sacrificare Tokyo mi sembra sempre un torto. Quindi questa è una scelta che lascio completamente a voi!