La società tradizionale giapponese, da sempre considerata tra le più maschiliste e, indubitabilmente, figlia del patriarcato più stringente, annovera tra le sue figure eroiche una moltitudine di guerrieri divenuti dei veri e propri semidei: uomini come Minamoto no Yoshitsune, Date Masamune, Miyamoto Musashi, solo per citarne alcuni, sono personaggi centrali nel folklore del paese del Sol Levante, spesso rappresentati negli spettacoli teatrali e protagonisti di film, serie televisive e videogiochi. Tuttavia, nell’iconografia classica giapponese, non è possibile non menzionare la figura di una donna, un’eroina, le cui gesta sono entrate nella leggenda: Tomoe Gozen.
Una figura leggendaria
Sfortunatamente, si sa ben poco sulle sue origini, se non la data di nascita, che pare attestarsi attorno al 1157. Nel poema epico Heike Monogatari, un grande classico della letteratura giapponese in cui si narrano le vicende della Guerra Genpei (1180-1185) tra il clan Taira e il clan Minamoto, la donna viene così descritta:
Tomoe era particolarmente bella, con la pelle bianca, i capelli lunghi e i lineamenti affascinanti. Era un’arciera estremamente dotata e, come spadaccina, valeva mille uomini, pronta ad affrontare un demone o un dio, a cavallo oppure a piedi. Sapeva gestire cavalli indomabili con superba abilità percorrendo ripidi pendii. Ogni qualvolta una battaglia era imminente, Lord Yoshinaka la mandava avanti come suo primo capitano, equipaggiata con una robusta armatura, una spada di grandi dimensioni e un arco potente; e lei portava a termine più azioni valorose di qualsiasi altro suo guerriero.
Purtroppo non sappiamo a quale famiglia appartenesse Tomoe. L’appellativo “Gozen” che segue il suo nome è un semplice titolo onorifico, tipicamente attribuito alle donne di alto rango durante il periodo Kamakura. Il semplice fatto che il suo nome compaia, come unica figura femminile degna di nota, all’interno di uno dei più importanti poemi epici giapponesi, testimonia la sua rilevanza nell’immaginario collettivo del Sol Levante. Tuttavia, dato lo scarso numero di fonti giunte fino a noi, non è facile stabilire con chiarezza se la figura di Tomoe sia esistita veramente oppure sia stata soltanto frutto di fantasticherie ed esagerazioni. Per tentare di risolvere il dilemma, gli storici si sono affidati a tutte le prove e le testimonianze in loro possesso; dal momento che l’Heike monogatari è indubbiamente il più importante testo utilizzato per conoscere nozioni circa la Guerra Genpei, gli studiosi lo hanno letto e analizzato con grande attenzione ed accuratezza. Proprio all’interno del romanzo epico, viene riportato il seguente passaggio: “Yoshinaka aveva portato con sé… due servitrici, Tomoe e Yamabuki”.
In definitiva dunque, poiché gli eroi nonché gli eventi citati nel testo vengono considerati reali, stando a quanto affermato dagli storici anche la figura di Tomoe Gozen pare essere esistita veramente. Secondo alcune fonti sarebbe stata servitrice, concubina e forse addirittura moglie del generale Minamoto no Yoshinaka, che seguiva con grande grande coraggio e dedizione su ogni campo di battaglia. Padroneggiava perfettamente l’arco, era un’abilissima spadaccina e in molti dipinti compare tenendo in mano la naginata, un’arma inastata dalla lama ricurva, spesso utilizzata dalle donne in quanto più leggera di una katana e dal raggio d’azione più ampio, divenuta nel tempo iconica delle onna-bugeisha, le donne guerriere.
Tomoe condusse i suoi uomini alla vittoria in numerose battaglie, dando il suo prezioso contributo nella faida contro il clan Taira; tuttavia, una volta sconfitti definitivamente i rivali, il clan Minamoto si trovò a dover fronteggiare una drammatica lotta interna per stabilire chi dovesse diventare il nuovo shogun. L’ostacolo principale per Yoshinaka era indubbiamente suo cugino Minamoto no Yoritomo, il quale godeva dei servigi del leggendario samurai Minamoto no Yoshitsune, suo fratello. La battaglia decisiva avvenne il 21 febbraio 1184 ad Awazu, nei pressi del lago Biwa. Tomoe diede nuovamente dimostrazione del proprio valore, infliggendo numerose perdite all’armata rivale, ma questa volta lei e le sue truppe ebbero la peggio. Decisa a sostenere l’amato fino alla fine, tentò di guadagnare tempo affinché egli potesse commettere seppuku, il suicidio rituale; sfortunatamente gli sforzi furono vani, poiché Yoshinaka venne trafitto da una freccia nel corso della battaglia.
Non si hanno notizie certe sulla fine di Tomoe, ma la sua figura eroica e tragica ha dato vita a numerose leggende sulla sua sorte. In alcune si dice che si sia fatta monaca e che abbia recitato sutra in onore del defunto Yoshinaka, fino alla veneranda età di 91 anni; in altre che si sia suicidata; in altre ancora che sia stata catturata da Wada Yoshimori, un sottoposto di Yoritomo, costretta a diventare la sua concubina e dare alla luce il leggendario Asahina Saburo Yoshihide; oppure che, ormai impazzita, vaghi per le contrade del Giappone con la testa dell’amato in un involucro.
La sua figura leggendaria è ricordata ancora ai giorni nostri: viene sovente tuttora rappresentato il dramma scritto da Zeami e intitolato a suo nome. In esso si narra di un monaco proveniente dalla regione di Kiso (luogo d’origine di Yoshinaka) e del suo incontro con una donna, durante una sosta al tempio di Awazu. La donna prega e piange dinanzi all’altare e rivela al monaco che proprio lì si venera Kiso Yoshinaka e, dopo averlo invitato a pregare per la sua anima, scompare. Sopraggiunge quindi un contadino che racconta al monaco la storia di Tomoe e Yoshinaka. La notte seguente, mentre il religioso recita sutra in onore della divinità del luogo, appare il fantasma della donna con indosso l’armatura. È Tomoe, ossessionata dal risentimento per non aver potuto morire assieme all’amato. Per questo implora l’uomo di pregare per lei, affinché la liberi dal suo dolore. Tolta l’armatura e nascosto nel kimono il pugnale, unico ricordo del compagno, la donna si allontana verso le montagne, coprendosi il volto con un cappello da pellegrino. Oltre all’appena citata rappresentazione teatrale, troviamo diversi altri omaggi alla sua figura leggendaria. A Kiso, nella prefettura di Nagano, è stata eretta una statua che la raffigura al fianco del suo signore. Per quanto riguarda la cultura di massa i riferimenti sono innumerevoli: la scrittrice americana Jessica Amanda Salmonson ha dato vita a una trilogia fantasy ambientata in un Giappone feudale immaginario che vede come protagonista proprio lady Tomoe.
Anche nel mondo dei videogiochi gli omaggi sono incalcolabili. Per citarne giusto un paio tra i più recenti, troviamo tributi in Sekiro: Shadows Die Twice, premiato come gioco dell’anno nel 2019, e Ghost of Tsushima, capolavoro targato Sucker Punch.