Skip to main content

Durante il periodo Sengoku (1467-1603), l’epoca degli stati combattenti, un guerriero di origini africane riuscì a farsi un nome, divenendo samurai e scalando le gerarchie dell’armata del daimyo più potente del tempo, Oda Nobunaga: il suo nome era Yasuke.

Origini incerte per lo straniero dall'Africa

Nato probabilmente in Mozambico (sebbene alcune fonti gli attribuiscano origini sudanesi ed etiopi), nel 1579 approdò sulle coste del Giappone come valletto e guardia del corpo di Alessandro Valignano, ispettore della missione gesuita nelle Indie Orientali. Al seguito del missionario italiano, Yasuke visitò diverse città giapponesi, tra cui la capitale del tempo, Kyoto; in quanto primo africano a giungere in quei luoghi, dovunque egli andasse suscitò immancabilmente l’attenzione di ogni cittadino. Non ci volle molto affinché la notizia del suo arrivo giungesse alle orecchie dell’uomo più potente del tempo, Oda Nobunaga. Incuriosito dalle voci diffusesi per l’intero paese, organizzò un incontro con i gesuiti per conoscere il responsabile di tanto trambusto. Quando, nel 1581, l’africano venne condotto al suo cospetto, Nobunaga e la sua corte rimasero sbalorditi per via della sua elevata statura e, soprattutto, a causa del colore della sua pelle. Diverse fonti attestano come il signore feudale, credendo che il colosso dinanzi a lui avesse il corpo dipinto d’inchiostro, ordinò ai suoi servi di spogliarlo e lavarlo; lavarono e strofinarono, senza tuttavia riuscire a schiarire la sua naturale carnagione. Nobunaga ne rimase affascinato. Secondo quanto raccontano Thomas Lockley e Geoffrey Girard nel loro The African Samurai. The true story of Yasuke, a legendary black warrior in feudal Japan, il leader del clan Oda tempestò di domande l’africano, le cui risposte deliziarono il samurai. Valignano, messo al corrente del buon esito dell’incontro, approfittò della situazione e, quando alcuni giorni dopo venne ricevuto personalmente dal daimyo, al fine di consolidare i rapporti tra quest’ultimo e i cristiani, offrì in dono i servigi di Yasuke; Nobunaga accettò di buon grado. Fu così che l’africano divenne il primo samurai di origine non asiatica nella storia del Giappone.

Samurai per il clan Oda

Yasuke divenne in breve tempo un prezioso elemento dell’entourage del signore del clan Oda. Inizialmente arruolato come semplice portatore d’armi e “novità esotica”, seppe ben presto conquistare la fiducia di Nobunaga. Abituatosi abbastanza celermente agli usi e i costumi della società giapponese e apprese in fretta le basi della nuova lingua, dopo soltanto un mese alle dipendenze del clan Oda ottenne in dono una casa e una coppia di servitori e, soprattutto, gli venne concesso l’onore di poter portare il daisho – ovvero la spada lunga, katana, e la spada corta, wakizashi – simbolo del suo nuovo status di samurai. Lockley e Girard, all’interno del testo sopracitato, si soffermano con dovizia di particolari sull’aspetto delle lame, descrivendole in tal modo: “l’opera d’arte sul fodero era squisita, laccata di nero con lo stemma del clan Oda intarsiato d’oro”. Durante il suo servizio presso il castello di Azuchi, roccaforte del clan, Yasuke intensificò ulteriormente il legame con il proprio signore, divenendone un fidato consigliere; nel corso delle loro cavalcate, Nobunaga non perdeva occasione di interrogare il gigante africano sulle tradizioni del mondo esterno, sulle abitudini dei “barbari del mare meridionale” (espressione tipica giapponese con cui venivano indicati gli stranieri) e sulle tattiche militari adottate dai generali occidentali.

Il 21 giugno 1582 Yasuke si trovava al fianco del proprio signore durante l’incidente di Honno-ji. Nobunaga, ormai a un passo dal sogno di unificare sotto il suo dominio l’intero Giappone, inviò i suoi più leali generali alla conquista degli ultimi feudi ancora ostili e, non ritenendo di trovarsi in una situazione di pericolo, si diresse con un misero seguito verso il famoso tempio di Kyoto. Quella stessa notte subì il brutale tradimento di uno dei suoi più stretti sottoposti, Akechi Mitsuhide, i cui uomini circondarono l’edificio e appiccarono il fuoco. Tra le fiamme, Yasuke e Mori Ranmaru, il favorito di Nobunaga, riuscirono a respingere un primo assalto delle forze nemiche, consentendo in tal modo al daimyo di eseguire il seppuku, l’onorevole suicidio rituale. Morto il proprio signore, il samurai africano s’impegnò a proteggere l’erede Nobutada, senza riuscire nell’intento; fu infatti catturato e giustiziato dai seguaci dell’usurpatore. Yasuke invece, venne condotto al cospetto dello “shogun dei 13 giorni” (espressione canzonatoria con cui viene indicata la figura di Mitsuhide nell’iconografia nipponica) il quale, non ritenendolo altro che una bestia priva di onore, lo rispedì ai gesuiti, augurandosi in tal modo di ottenerne i favori. Una volta abbandonato nella chiesa più vicina, di Yasuke si perse ogni traccia.

La storia del samurai africano è estremamente nota in Giappone e la sua figura è riprodotta in diverse opere della cultura di massa. Oltre ad apparire in diversi dipinti tradizionali, il suo personaggio è fonte d’ispirazione per il manga Afro Samurai, scritto e disegnato da Takashi Okazaki nel 1999. Yasuke appare in diversi videogiochi, tra cui Nioh e Nioh 2, dov’è noto con il titolo di “samurai di ossidiana”. Infine, è il protagonista dell’omonima serie animata Netflix, realizzata e rilasciata nell’aprile del 2021.

L’immagine di copertina è la rappresentazione di Yasuke ad opera di Kurusu Yoshio