Difficile riassumere in poche frasi introduttive l’impatto di questo libro. Un libro che per molti è stato un shock, troppo violento da concludere, troppo dissacrante di quell’immagine idilliaca e armoniosa di un Giappone da cartolina.
Per prima cosa, ricordiamo la data di pubblicazione. 1976. Millenovecentosettantasei. Dire che per l’epoca fosse scioccante è forse un understatement: questo non perché la società giapponese dell’epoca non avesse in effetti esperienza degli anfratti bui dell’esistenza, ma perché la letteratura non li metteva al centro del discorso.
Murakami ci presenta un mondo che per molti versi è terrificante: solitudine, impossibilità di salvarsi. Incapacità di conoscere davvero un altro essere umano, soprattutto di amarlo davvero.
La droga, rappresentata in tutta la sua crudezza, è causa e conseguenza di questo dolore. E la narrazione violenta accompagna nel percorso di questi giovanissimi protagonisti (uomini e donne tra i 19 e i 25 anni) che cercano di sopravvivere a loro stessi.