Anche se entriamo quotidianamente in contatto con diverse tradizioni e pratiche religiose, è molto importante oggi cercare di raggiungere una comprensione più profonda di cosa la religione sia davvero e di quale sia il suo ruolo nella società
Parliamo di religione
Sia da un punto di vista storico sia da un punto di vista delle Scienze delle religioni è impossibile prescindere da un’ipotesi, per quanto arbitraria di definizione, che tenga conto sia della realtà storico-culturale in cui s’intende operare sia del complicato problema metodologico soggiacente
Filoramo Giovanni, Che cos’è la religione? Temi metodi problemi, Torino, Einaudi 2004, p. 88.
Credo sia importante iniziare a riconoscere le origini occidentali del concetto “religione”: come sottolineato da vari studiosi, la parola stessa ha poca circolazione al di fuori delle lingue occidentale, e anche all’interno del cosidetto Occidente si è affermata solo gradualmente, spesso allo scopo di indicare le religioni degli altri; è stato inoltre sottolineato che il termine religio è di origini incerte, ed è stato più spesso impiegato per indicare uno stato interiore di coscienza che non un un set di credenze.
La religione, vale a dire la parola, l’idea e soprattutto l’ambito paticolare che esse designano, rappresenta una creazione del tutto originale che solo l’occidente ha concepito e sviluppato in seguito alla sua conversione al cristianesimo
Dubuisson Daniel, L’Occident et la religion: mythes, science at idéologie. Bruxelles, Editions Complexe, 1998. P. 270, quoted in Comba Enrico, Antropologia delle Religioni. Un’introduzione, Bari Laterza, 2008, pag. 18
La parola quindi fin dalle sue origini porta una carica di etnocentrismo, essendo strettamente connessa alle situazioni storiche e culturali dalle quali è emersa; è stato spesso suggerito di abbandonare completamente il termine, ma gli antropologi preferiscono invece affidarsi a definizioni anche imperfette o incomplete, chiaramente accettate in quanto tali. In questo modo si vuole mettere in luce i diversi elementi e caratteristiche, dipendenti dai diversi contesti culturali specifici, e si vuole evitare opposizioni arbitrarie tra cosa è religione e cosa non lo è.
La religione nella società
La religione è una componente fondamentale del sistema di conoscenze che organizza una società, e rappresenta un sistema complesso all’interno della cultura a cui appartiene. Pertanto, può essere intesa come un’espressione delle strutture stesse che governano il contesto sociale (come afferma Levi-Strauss suggest), oppure può essere considerata come la conseguenza del contesto stesso, una sua rappresentazione (come sostiene tra gli altri invece Durkheim, l’antropologia britannica o Georges Dumézil).
La religione è una componente fondamentale del sistema di conoscenze che organizza una società
Inoltre, al loro interno i sistemi religiosi sono sistemi complessi, e la loro accettazione da parte della comunità è ben lontana dall’essere uniforme, lasciando spazio a incertezze, indifferenze e anche insurrezioni; per queste e altre ragioni, i sistemi religiosi offrono un’interpretazione del comportamento umano all’interno di specifiche comunità in specifici sistemi culturali. Come molti ricercatori hanno sostenuto in passato, è pertanto necessario prestare più attenzione alle pratiche religiose e alle modalità pragmatiche in cui le rappresentazioni simboliche trovano la loro realizzazione nel contesto sociale.
Alcune definizioni di religione
Uno dei primi che ha sottolineato l’esigenza di una definizione è stato William Robertson Smith, che definisce la religione come una serie di pratiche e rituali non verbalizzati, idee incorporate che prendono forma nella pratica sociale e comunitaria. Pierre Bordieu segue lo stesso orientamento, identificando nella pratica la connessione tra religione e altre sfere della vita sociale (economia, politica, arte, ecc.). Come conseguenza, il rituale viene definito come un’azione codificata e ripetitiva che porta qualche grado di efficacia (come la cura delle malattie, per esempio).
Pratiche e simboli
Per essere identificati come tali, i sistemi religiosi devono possedere due elementi: un insieme di pratiche e attività (sociali o individuali); e un complesso di connessioni simboliche e di interpretazioni del mondo. Cliffor Geertz segue questo schema quando suggerisce che la religione è un sistema culturale dove gli elementi per l’interpretazione del mondo, o world view, sono combinati con l’ethos, l’insieme dei comportamenti che definiscono un’azione sociale o individuale nella comunità.
Vorrei suggerire uno spostamento di focus, dall’attenzione esclusiva alle pratiche, alla relazione tra l’esperinza personale e la tradizione collettiva (e le relazioni sociali); questo permette di spostare l’attenzione sulla fede personale e sulla tradizione culturale. L’esperienza religiosa individuale è ovviamente collocata all’interno di una specifica tradizione, ma c’è sempre anche un elemento di libertà individuale e imprevisto dovuto alla relazione complessa tra individuo e contesto sociale. Una religione è
A system of symbols that operates (or works) establishing deep, widespread and lasting moods and motivations in human being, through the formulation of general concept about reality, and the surrounding these concept with an aura of concreteness that moods and motivations appear completely realistic.
Geertz C., The interpretation of Cultures, Basic Book 2000, 1973, p. 90.
Sistemi religioni e conoscenza
Date queste caratteristiche, i sistemi religiosi sono l’anello di unione tra l’esperienza individuale e il modello culturale; sono interpretazioni del mondo con lo scopo di costruire conoscenza e fornire gli strumenti e i mezzi per raggiungere e accettare questa conoscenza. Il sistema religioso è un sistema che spinge l’individuo a raggiungere una comprensione maggiore di quanto lo circonda e della propria dimensione interiore, e ad agire in accordo con una specifica concezione e interpretazione del mondo condivisa con il resto della comunità.
L’uomo non si avvicina mai agli dèi con le mani libere e lo sguardo chiaro. Parlare dei rapport dell’uomo con la religione non avrebbe concretamente – psicologicamente e socialmente – alcun senso se non si precisa che tali rapport variano da cultura a cultura, e che essi variano con le culture proprio perchè all’interno di ciascuna di queste ogni uomo è format dalla religione prima ancora di avere con essa un rapport consapevole
Augè M., Il genio del Paganesimo, Torino, Bollati Boringhieri 2001. Or. Ed., Genie du Paganisme, Gallimar, Paris 1982
Monoteismo e Politeismo
Marc Augè offre uno dei contributi più interessanti alla nozione di religione, e in particolare alla differenza esistente tra monoteismo e politeismo. In primo luogo, considera la religione come una generale sistematizzazione del mondo, rappresentativa della realtà sociale nel doppio senso di imporre delle proibizione e di descrivere rappresentazioni idealizzate del mondo. Inoltre, analizzando la relazione tra il Cristianesimo e le altre religioni, Augè sottolinea che la maggioranza degli autori cristiani hanno percepito uno iato tra la propria religione e quella degli altri; tale distacco non si manifestava nei dogmi e nelle cosmogonie (troviamo infatti narrazioni simili in diversi contesti religiosi), ma nel profondo sentimento di disagio e dolore nei confronti della realtà terrena, e la conseguente fame per il paradiso divino post-mortem. Questa attitudine ha causato un violento rifiuto di tutte le altre interpretazioni del mondo, delle loro divinità e delle loro immagini di vita
Prendere sul serio gli dei pagani vorrebbe dire riconoscere che essi sono il fondamento di una specifica concezione materialistica del mondo
Augè M., Il genio del Paganesimo, Torino, Bollati Boringhieri 2001. Or. Ed., Genie du Paganisme, Gallimar, Paris 1982
Da questo emergerebbe il carattere intollerante delle religioni monoteiste che tendono a interpreter il politeismo come l’opposto più profondo, il maggior pericolo e aberrazione. Le religioni “pagane” presentano infatti un set completamente differente di significati e di valori, e comportano relazioni differenti con la natura e con il divino; gli dei pagani sono entità familiari, la cui immagine è inseparabile da quella dell’essere umano e mentre c’è un totale riconoscimento dell’uomo come essere in grado di sbagliare e commettere torti non esiste la nozione del peccato originale così come proposta dai monoteismi. Inoltre, è sempre presente un forte accento sull’immanenza e sulla forza del potere divino, le divinità sono in questo mondo e partecipano ad esso insieme con gli esseri umani; Augé lo definisce il mondo del valore quotidiano, un mondo pieno di significati e inondato di dei e di spiriti. Nel mondo pagano non c’è un principio esterno che legittima l’ordine e la storia
Se i politeismi pagani hanno sempre perso […] ciò si deve, tra le altre ragioni, alla loro eccezionale virtù di tolleranza.
Augè M., Il genio del Paganesimo, Torino, Bollati Boringhieri 2001. Or. Ed., Genie du Paganisme, Gallimar, Paris 1982
Quest’attitudine tollerante è ciò che ha permesso, nei politeismi, mescolanze, sopravvivenze e prestiti da altre realtà culturali; il fatto che quest’attitudine sia spesso stata fonte di interesse, di curiosità e anche di rifiuto da parte degli osservatori europei dimostra la persistenza di un intimo rifiuto di questi ultimi nei confronti del genio del paganesimo.